Contenuti digitali, le opportunità oltre la pandemia: quali prospettive per l’Italia

8 settembre 2021

Molti mesi sono passati dall’inizio della crisi pandemica legata al Covid-19 e – mentre prosegue la campagna vaccinale e con il green pass ci si avvia verso una stagione di maggiore normalità – è possibile cominciare a tracciare un bilancio, valutando di fronte a quali prospettive si trova l’industria dei contenuti dopo quella che è stata una lockdown economy trasformatasi poi in un’economia di resilienza e di ripresa.

L’aspetto più interessante, soprattutto per un Paese come l’Italia, è osservare come l’innovazione digitale abbia giocato un ruolo rilevante durante la pandemia.

Cosa è avvenuto durante la pandemia

L’Italia è entrata nell’era Covid con un indice di digitalizzazione dell’economia e della società (DESI 2020) della Commissione europea in 25° posizione su 28 Stati membri dell’UE, davanti solo a Romania, Grecia e Bulgaria. Il punteggio italiano era di ben 9 punti inferiori alla media UE (43,6 vs 52,6). A un basso livello di competenze digitali si associava un altrettanto basso “Uso dei servizi Internet”. In questa dimensione l’Italia risultava al 26° posto con un divario importante rispetto al resto dell’Ue: il 17% delle persone non aveva mai utilizzato Internet (9% in Ue, 5% in Germania); solo il 48% utilizzava servizi bancari online (66% in Ue e in Germania); attività online come lettura di notizie, shopping e vendita erano particolarmente poco diffuse.

Nell’ambito dei contenuti digitali l’Italia era invece in parte già in una fase espansiva: per quel che riguarda i dati relativi a musica, gaming e video online, l’Italia del 2020 era già maggiormente in linea con i trend comunitari, segno anche che le generazioni più giovani – in particolare la generazione Z – fossero degli early adopter delle tecnologie streaming.

Cosa è avvenuto durante la pandemia e come ci siamo trovati di fronte a un vero salto epocale e generazionale è davanti agli occhi di tutti.

La fase di lockdown economy: esperimenti e nuove modalità di fruizione

La prima fase, la cosiddetta lockdown economy, è stata quella in cui i cittadini hanno iniziato a individuare le tecnologie che consentissero loro di restare in contatto con gli altri e consumare contenuti nonostante il blocco di interi settori. Con gli spettacoli, il cinema e i concerti da vivo completamente chiusi al pubblico, la gente ha iniziato a utilizzare in maniera consistente le piattaforme di accesso ai contenuti: streaming video e musicale sono state le aree con la maggiore conversione di utenti verso i servizi in abbonamento. Allo stesso tempo l’offerta ha iniziato a proporre anche modalità di consumo di eventi live in streaming; così, dagli account social degli artisti fino ai veri e propri eventi live digitali, è stato un crescendo di opportunità, sia in modalità free come a pagamento. E l’offerta di è estesa anche a settori meno avanzati, come teatro e opera, con iniziative che hanno trovato molto consenso tra i fan.

Nelle difficoltà economiche di un modello di difficile sostenibilità sul lungo termine sono però stati realizzati esperimenti e modalità di fruizione in grado di affiancare, nel post-pandemia, il ritorno al modello di business tradizionale.

Nella musica dal vivo si è fatta strada l’offerta in live streaming con eventi in diretta che hanno raggiunto in alcuni casi milioni di spettatori, in alcuni casi con biglietti a pagamento ed esibizioni esclusive. Le tecnologie a disposizione sono state perfezionate ed è diventato evidente che alcune modalità, come la virtual reality, potranno essere ulteriormente integrate nel mondo degli spettacoli dal vivo nella ripresa degli eventi a massima capienza. Un po’ come avvenuto con le soluzioni tecnologiche utilizzate in Formula Uno e poi impiegate nell’auto commerciali, le tecnologie live streaming potranno aggiungere feature rilevanti nel futuro degli spettacoli dal vivo in teatri, arene e simili.

Un vero e proprio boom ha avuto l’integrazione tra musica e gaming, con piattaforme come Twitch da un lato e piattaforme come Roblox e Fortnite dall’altro. Su queste ultime sono stati realizzati eventi dal vivo in forma di metaverso e grazie alla forte predisposizione all’ascolto di musica da parte dei gamer eventi come quello di Travis Scott, con oltre 13 milioni di spettatori, di Lil Nas X o DJ Marshmallow e, più di recente, di Ariana Grande, hanno visto crescere anche i consumi italiani di questi artisti su piattaforme tradizionali come Spotify.

Contenuti digitali e riduzione del digital divide

La crescita di utenti sulle piattaforme streaming ha ovviamente un impatto positivo sulla riduzione del divario digitale nel nostro Paese. Molti osservatori hanno commentato come tra il 2020 e il 2021 l’Italia abbia fatto progressi che in una fase normale molto probabilmente avrebbero richiesto almeno cinque anni. In alcuni contesti i crescenti consumi di contenuti digitali hanno messo alle corde l’infrastruttura, si veda ad esempio le recenti problematiche di connessione nel segmento del calcio, dove la diretta contemporanea di più partite ha creato non pochi problemi agli appassionati. Tutto questo ha tuttavia mostrato che l’evoluzione del pubblico verso le tecnologie legate allo streaming online è molto pronunciata e con la diffusione del 5G saranno messe a disposizioni ulteriori opportunità.

Molti settori, tra i quali quello musicale, sono molto avanti anche nella fase produttiva, con gli artisti che nell’era della pandemia hanno potuto continuare a creare e diffondere le proprie opere senza rallentare l’attività o nella fase di realizzazioni di eventi, dove l’integrazione di tecnologie VR o 3D offre nuove opportunità immersive al pubblico.

Le innovazioni che daranno forma al futuro

L’esperienza di questi due anni – pur in un contesto complicato e con effetti economici sul settore dei contenuti, in alcuni casi anche molto gravi – porta con sé alcune innovazioni che diverranno una parte integrante della filiera nel prossimo futuro. L’eliminazione delle barriere fisiche e temporali nella programmazione cinematografica e audiovisiva, la creazione di metaverso e realtà virtuali in grado di estendere la penetrazione di un evento dal vivo su piattaforme digitali, oltre che nel mondo reale nella musica e nello spettacolo, la definizione di nuovi e innovativi modelli di licenza individuati grazie alle particolari condizioni generatesi durante il lockdown (si pensi anche allo sviluppo degli NFT e del collezionismo digitale), l’ulteriore impulso al commercio elettronico, ai sistemi di pagamento online e ai modelli pubblicitari. E infine un ruolo sempre più rilevante giocato dai fan nel processo creativo e nella diffusione dei contenuti, grazie all’esperienza di condivisione costruita nei mesi di lontananza dai propri artisti.

Siamo entrati in quella rivoluzione digitale del mondo dei contenuti che è stata sempre promessa ma poco realizzata nella pratica e come Paese dobbiamo sfruttare al massimo questa occasione perché abbiamo di fronte un’enorme opportunità per ampliare l’orizzonte a livello globale, offrendo alle produzioni italiane un palcoscenico potenzialmente infinito.