Così l’iPod cambiò per sempre l’industria musicale

23 ottobre 2021

Quando il 23 ottobre 2001 Steve Jobs, nel corso del tradizionale annuncio delle novità Apple, esclamò “boom, that’s iPod” presentando il lettore portatile di musica, pochi avrebbero potuto immaginare l’enorme portata della rivoluzione digitale e come avrebbe trasformato l’industria musicale negli anni a venire. In quell’anno, le case discografiche erano solo agli inizi della grave crisi che le avrebbe accompagnate ancora per quasi un decennio. Napster, la prima vera spina nel fianco, grazie ai suoi sessanta milioni di utenti nel mondo che si scambiavano illegalmente musica dai propri archivi, nello stesso anno aveva appena sospeso l’attività sotto i colpi della giustizia americana, ma a questo programma software sarebbero seguite altre killer application con effetti devastanti. Metà del fatturato del settore sparì nel gorgo della pirateria prima che la stessa Apple, nel 2003, affiancò dopo una lunga trattativa con le major discografiche il primo negozio online di musica dove era possibile acquistare i singoli brani a 99 centesimi.

La “portable music” non era una novità, quando nacque l’iPod: i fan di musica avevano vissuto per anni la rivoluzione introdotta prima dal walkman di Sony, che aveva offerto la grande opportunità di ascoltare musica in movimento, e degli altri lettori mp3 poi. Quello che cambiò lo scenario fu il fatto che l'iPod divenne immediatamente un’icona per gli appassionati, trasformandosi da subito in un oggetto del desiderio grazie al marchio di computer più cool al mondo e alle caratteristiche innovative di portabilità e spazio, oltre al fatto che era dotato di una propria innovativa applicazione per creare playlist e archiviare i brani, ovvero iTunes, che si trasformò nel primo store online dando così il via alla prima grande rivoluzione del settore con il download di milioni di tracce a disposizione dei consumatori.

Il mercato discografico, ancora in mezzo al guado, con un’emorragia di vendite sul prodotto fisico da un lato e con una pirateria legata al file sharing dall’altra faticava a uscire dalla crisi, ma la strada era segnata. La percentuale di mercato digitale continuava a crescere e nello stesso tempo l’offerta legale guadagnava terreno sulla pirateria.
Nel 2005 il download raggiunge così il primo miliardo di dollari a livello globale su un totale di 20 miliardi di fatturato del settore. La transizione digitale ebbe una nuova e ulteriore spinta dalla trasformazione dell’iPod in telefono, con l’avvento dell’iPhone. L’innovazione a quel punto era il faro che avrebbe guidato l’industria della musica verso nuovi modelli di business, che dal download videro evolvere il settore verso lo streaming video e audio. Il passaggio dal possesso all’accesso ha cambiato radicalmente i consumi offrendo a tutti noi un’enorme e praticamente illimitata libreria di musica legale.

Oggi sono oltre 70 milioni i brani online e ogni giorno, solo su una piattaforma come Spotify, vengono caricati oltre sessantamila nuove tracce. Nel mondo vi sono quasi 500 milioni di persone che sono abbonate a un servizio a pagamento di musica, con Paesi emergenti che sono transitati in alcuni casi dall’era della musicassetta direttamente allo streaming. La pirateria è di fatto stata ridotta ai minimi con un’offerta sterminata e modelli di accesso che vanno dall’abbonamento premium al free sostenuto dalla pubblicità. Allo stesso tempo sono cambiate anche le dinamiche creative e nuovi repertori e generazioni di artisti si sono affermati nell’era digitale. Le possibilità per gli artisti si sono ampliate, molti più talenti rispetto al passato hanno raggiunto i vertici delle classifiche di vendita. Dal 2015 in avanti il mercato discografico è tornato a salire e nel 2021 anche in Italia la percentuale di crescita è stata a due cifre, con un vero e proprio boom di abbonati alle piattaforme musicali. Ai giorni d'oggi la musica digitale rappresenta oltre l’80% dei ricavi, dei quali la maggior parte arrivano dallo streaming, mentre il download, prima grande intuizione di Steve Jobs, si avvia verso il suo inesorabile declino; Apple stessa compete con Spotify, Amazon e altre piattaforme nell’arena della musica in streaming, delle playlist interattive e dei nuovi formati audio che rappresentano la definitiva maturità di un percorso iniziato con questo magico device di culto.