Il bonus cultura è stato un successo, va rafforzato

12 dicembre 2022

Nato nel 2016 con il governo Renzi e confermato poi da tutti i successivi esecutivi, il bonus 18 app ha rappresentato in questi anni l’unica vera misura economica - ma anche di sviluppo culturale - per le generazioni di giovanissimi. La generazione Z che ha avuto un’occasione unica per poter entrare in contatto con il mondo dei contenuti creativi attraverso un vero e proprio incentivo alla lettura di libri, all’ascolto di musica dal vivo o registrata, alla visione di film al cinema, al teatro, ai musei.

Quasi 450 mila ragazzi hanno preso parte a ogni singola edizione dal 2016 al 2022, con oltre un miliardo di beni culturali acquistati grazie all’incentivo. Parliamo di milioni di giovani che hanno avuto accesso al 18app, tanto che Francia, Spagna e di recente la Germania con il Kultur Pass hanno imitato l’Italia.

Il segmento della musica è stato il secondo più utilizzato dai ragazzi tra concerti, CD, vinili e abbonamenti streaming: tra il 2017 e il 2021 oltre 92 milioni di euro sono stati spesi dai diciottenni in prodotti musicali registrati, oltre naturalmente a biglietti per concerti.

La 18 app ha avuto un ottimo impatto nell’avvicinare i ragazzi alla musica legale. La pirateria è sempre stato un fenomeno rilevante tra i giovanissimi e la misura introdotta è servita a offrire un’alternativa, a conoscere nuovi artisti o prodotti sofisticati come i vinili o edizioni limitate altrimenti meno abbordabili per un giovane. Molti neo-diciottenni hanno avuto la loro prima occasione per acquistare un vinile del loro artista preferito o di uno dei grandi cantautori che hanno fatto la storia della musica italiana.

L’idea di cancellare questa misura da parte del governo Meloni è un potenziale autogoal proprio verso queste generazioni. Prendere i fondi del bonus per metterli a disposizione di un calderone di interventi a pioggia è realmente uno schiaffo ai giovanissimi e fossi nella politica, sempre più lontana dalle nuove generazioni, eviterei un intervento così contro producente. Peraltro, l’edizione 2023 (che coinvolgerà i ragazzi nati nel 2004) è già stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale e prenderà il via il 31 gennaio 2023: intervenire ora per cambiare le previsioni porterebbe a ritardi e a generare altra burocrazia senza favorire i ragazzi che sono in attesa di utilizzare il bonus come hanno fatto le generazioni precedenti. Prevedere soglie ISEE o altre limitazioni significherebbe svuotare la misura di quella volontà incentivante che ha portato il Parlamento ad approvare la sua trasformazione in misura strutturale lo scorso anno con un voto bipartisan.

Tutta la filiera musicale, dagli autori, agli artisti interpreti, editori musicali e case discografiche hanno lanciato un appello a governo e Parlamento per il mantenimento della misura che ha avuto anche il pregio di sostenere il mercato durante la recente pandemia. Di fronte a un rallentamento nei consumi dovuti alla crisi economica ed energetica, sarebbe veramente un paradosso tagliare una delle poche iniziative di sostegno ai consumi dei giovani.