L’AI aiuterà i musicisti? Sì ma attenti al “lato oscuro”

10 gennaio 2024

Un titolo dell’Economist ha recentemente ben riassunto quello che sta accadendo nel mondo dell’industria creativa: “L’alba delle omnistar. Come l’intelligenza artificiale sta trasformando la popolarità”.

La questione è molto chiara. La rivoluzione epocale che sta per abbattersi sul settore creativo produrrà effetti definitivi e cambierà per sempre tutti i parametri che hanno governato la produzione di intrattenimento nella storia.

AI, un’occasione da cavalcare per l’industria creativa

È una questione competitiva. Chi sarà in grado di utilizzare al meglio le nuove tecnologie si garantirà il successo. Se guardiamo ad esempio a ciò che è accaduto nella musica con la rivoluzione dello streaming i primi a conquistare quote di mercato sono stati i giovani artisti urban che hanno da subito individuato i vantaggi di una tecnologia dirompente.

Molte delle innovazioni non si limiteranno agli aspetti di contenuto, come la creazione di nuova musica o di testi e immagini, ma saranno in grado di sviluppare una sorta di estensione degli skill creativi degli artisti che fino a oggi non abbiamo avuto modo di apprezzare.

Tutte le ultime tecnologie che sono state sperimentate nel settore musicale hanno prodotto un aumento del numero di artisti e di opere messe a disposizione dei consumatori di musica. L’impatto di applicazioni come YouTube TikTok nel generare nuovi consumi è sotto gli occhi di tutti.

Riuscire a governare questa rivoluzione è un passo importante e il settore musicale, memore dell’esperienza degli anni dell’mp3 e del download illegale indiscriminato, pare avere chiaro che questa opportunità va cavalcata e non contrastata.

Verso nuove forme di monetizzazione

I modelli di licenza sono in fase di revisione. Voci e immagini degli artisti possono trasformarsi in nuove forme di monetizzazione alimentando la voracità dei fan per contenuti aggiuntivi dei loro beniamini. Dall’altra parte gli artisti si trovano di fronte a un’illimitata prateria di sperimentazioni che riguardano non solo i nuovi talenti ma sono in grado di riportare a nuova vita interi cataloghi.

Warner Music di recente ha lavorato, grazie all’intelligenza artificiale, a un progetto con la voce di Edith Piaf che in un biopic potrà narrare in prima “persona” i momenti significativi della propria vita, illustrati con immagini in animazione generate anch’esse da algoritmi. “L’animazione fornirà una visione moderna della propria storia, ha spiegato la casa discografica, mentre l’inclusione di filmati d’archivio, spettacoli teatrali e televisivi, filmati personali e interviste televisive forniranno al pubblico uno sguardo originale sui momenti significativi della vita della cantante” tutto condito con le registrazioni più famose tornate a nuova vita.

L’esperimento Dream Track di Google: gli artisti partecipano alla creazione dei fan

Google ha annunciato l’esperimento denominato Dream Track su YouTube Shorts, basato sul modello di generazione musicale più avanzato di Google DeepMind fino a oggi, Lyria. In questa fase iniziale, l’esperimento è progettato per aiutare a esplorare come la tecnologia potrebbe essere utilizzata per creare connessioni più profonde tra artisti e creatori e, in definitiva, tra i loro fan. Nove artisti tra cui Alec Benjamin, Charlie Puth, Charli XCX, Demi Lovato, John Legend, Papoose, Sia, T-Pain e Troye Sivan hanno scelto di collaborare a questo esperimento per dare forma al futuro dell’IA nel campo della musica, stanno offrendo a un piccolo gruppo di creatori statunitensi selezionati la possibilità di creare colonne sonore uniche della durata massima di 30 secondi per i loro Short. Semplicemente digitando un’idea nel prompt di creazione e selezionando un artista partecipante che appare nel carosello, verrà prodotta una colonna sonora originale degli Short con la voce generata dall’intelligenza artificiale di quell’artista che il creatore potrà utilizzare nel suo Short.

La presenza di nomi di primo livello in questa iniziativa dimostra come l’attenzione dell’industria alle potenzialità sia enorme anche se il punto sulla tutela dei contenuti rimane un principio fondamentale.

Gli artisti chiedono una regolamentazione forte contro il lato oscuro della tecnologia

Sul finire dello scorso anno, una vasta alleanza di titolari dei diritti italiani si è espressa in favore di una forte regolamentazione europea.

Secondo i firmatari, l’AI rappresenta uno straordinario progresso tecnologico con un immenso potenziale per migliorare vari aspetti delle nostre vite, compresi quelli dei settori creativi. Tuttavia, è cruciale riconoscere che, insieme a questi benefici, esiste un lato più oscuro di questa tecnologia.

In particolare, l’IA generativa viene addestrata su grandi dataset e ingenti quantità di contenuti protetti dal diritto d’autore e che vengono spesso raccolti e copiati da internet. Essa è programmata per produrre risultati che hanno la capacità di competere con la creazione umana. Questa tecnologia comporta diversi rischi per le nostre comunità creative.

Le opere protette, le voci e le immagini vengono utilizzate senza il consenso dei titolari dei diritti per generare nuovi contenuti. Alcuni di questi utilizzi possono ledere non solo i diritti d’autore ma anche i diritti morali e della personalità degli autori e pregiudicare la loro reputazione personale e professionale.

Inoltre, c’è il rischio che il lavoro originale degli autori, artisti e delle imprese culturali e creative venga sostituito, costringendoli a competere con le loro repliche digitali che ne ricaverebbero ovvi vantaggi sotto diversi profili con gravi conseguenze anche economiche.

I rischi legati alla diffusione della disinformazione

Esiste anche un rischio più ampio per la società, poiché le persone potrebbero essere indotte a credere che i contenuti che incontrano – testuali, audio o audiovisivi – siano creazioni umane autentiche e veritiere, quando sono semplicemente il risultato della generazione o manipolazione dell’IA. Questo inganno può avere implicazioni di vasta portata per la diffusione di disinformazione e l’erosione della fiducia nell’autenticità dei contenuti digitali e presenta seri problemi anche sotto il profilo etico.

L’importanza di un’AI che tuteli i diritti fondamentali

L’IA non può svilupparsi trascurando i diritti fondamentali, come i diritti degli autori e degli interpreti, i diritti sull’immagine e sulla personalità e i diritti delle molteplici industrie creative e culturali che investono per rendere possibile la creazione di opere sulle quali è legittimo aspettarsi di poter esercitare un controllo. L’IA non dovrebbe mai essere impiegata in modi che possano ingannare il pubblico. L’AI Act deve garantire che sia data assoluta priorità alla massima trasparenza delle fonti utilizzate per addestrarne gli algoritmi, a favore dei creativi e delle industrie che rappresentiamo e più in generale della società europea.

Gli obblighi da porre in capo agli sviluppatori

Gli obblighi previsti dovrebbero essere applicati agli sviluppatori e agli operatori di sistemi e modelli di IA generativa a monte e a valle con particolare riferimento all’obbligo di conservare e rendere pubblicamente disponibili informazioni sufficientemente dettagliate sulle fonti, i contenuti e le opere utilizzati per l’addestramento, al fine di consentire alle parti con un interesse legittimo di determinare se e come i loro diritti siano stati lesi e di intervenire.

Questi obblighi devono essere quantomeno estesi a tutti i sistemi resi disponibili nell’UE o che generano output utilizzati nell’UE, commerciali o non commerciali e portare alla presunzione di utilizzo in caso di mancata osservanza consentendo agli aventi diritto di esercitare le proprie prerogative anche per la concessione di licenze.

È cruciale riconoscere che nessuna delle protezioni basate sugli strumenti legali già esistenti nella normativa europea ha la minima possibilità di funzionare se non vengono poste rigorose e specifiche regole di trasparenza a carico degli sviluppatori di IA generativa.