Video brevi e streaming trainano la crescita della musica in Italia: gli ultimi dati

2 gennaio 2023

In un Paese come l’Italia, dove la penetrazione digitale continua a mostrare tendenze ancora relativamente modeste, rispetto alla media EU, spiccano i dati relativi alla crescita dei consumi digitali nel segmento musica, ormai giunti a rappresentare l’83% del mercato.

La ricerca “Engaging with Music 2022”

L’ultima ricerca “Engaging with Music 2022” realizzata da IFPI in 22 Paesi del mondo offre nuovi aggiornamenti sui consumi digitali di musica anche nel nostro Paese. La crescita delle ore settimanali dedicate all’ascolto di musica è proseguita anche dopo i due anni di pandemia arrivando nel 2022 a superare le venti ore in media. Nella fascia più digitalizzata, quella tra i 16-19 anni, le ore di ascolto settimanale arrivano addirittura a superare le 24, guidate da streaming e social media.

Le modalità e i device per accedere alla musica

Si espandono anche le modalità e i device utilizzati per accedere alla musica. In Italia sono ora almeno sette i modi con i quali i fan ascoltano musica. Tra i giovanissimi, quasi otto, tra i quali i più rilevanti sul fronte digitale sono il video streaming, gli abbonamenti all’audio streaming, il modello streaming on demand basato sulla pubblicità, lo short form video, il livestreaming, i social media o le piattaforme di gaming.

Questo ha portato i fan italiani, oltre il 72 %, ad affermare che mai hanno avuto una tale varietà di modalità per accedere alla musica.

Tra le annotazioni più interessanti, in questo scenario in evoluzione, il fatto che un 48% di italiani affermi anche di ascoltare podcast a sfondo musicale, il 44% dei gamer affermi di aver seguito un evento in live streaming su una piattaforma di videogiochi e ovviamente il boom dello short form video, iniziato durante la pandemia e che continua con trend elevati anche ora.

Le piattaforme più usate

Addentrandoci di più nei diversi segmenti si osserva come YouTube, con 46,8 % si conferma come la piattaforma più rilevante per l’ascolto di musica in Italia, tra l’altro con punte di oltre il 60 % nella fascia tra i 55-64 anni (ricordiamo che in questa fascia, la radio, ad esempio, raggiunge punte dell’84%).

Spotify, con il 28,8% si posiziona al secondo posto, con una fascia particolarmente forte tra i giovanissimi della generazione Z. Segue Amazon Music con il 9,7 %, più uniforme come utilizzatori e via via le altre piattaforme.

In relazione alle modalità di scoperta di musica calano le playlist già pre-confezionate da parte delle piattaforme e cresce invece l’approccio basato sulla ricerca autonoma di brani da parte del fan, che supera il 57% In crescita anche la condivisione di proprie playlist con gli amici.

I servizi in abbonamento

Tra i servizi musicali audio in abbonamento il 46% degli italiani utilizza Spotify e nella fascia tra i 16-24 anni i consumatori con abbonamento a pagamento superano il 50 %, un segnale interessante per una generazione streaming-native, ovvero che è cresciuta nell’era delle piattaforme legali rispetto ai fratelli maggiori, più influenzati dall’accesso anche illegale. Nella fascia 35-44 con il 56 % è invece lo streaming audio basato sulla pubblicità a prevalere.

TikTok e il boom dei video brevi

Il boom di questi anni dello short form video, dominato da TikTok, ci offre altri elementi di valutazione sui consumi digitali di musica in Italia. La piattaforma è letteralmente esplosa negli ultimi due anni.

Tra i 16-19 anni quasi dieci ore alla settimana sono passate su TikTok e di queste quasi sei con video a tema musicale. In ogni caso la piattaforma sta crescendo in tutte le fasce di età, arrivando a quasi tre ore alla settimana anche tra i 55-64 anni.

Interessanti sono poi gli aspetti riguardanti la discovery, ovvero la scoperta di nuova musica o di nuovi artisti. Il 62,7 % dichiara di usare TikTok per trovare nuova musica e il 56,3 % dice che da quando utilizza TikTok ha scoperto nuova musica.

In generale la ricerca di nuova musica è una costante tra i fan e il 56 % afferma di cercare nuovi brani o cantanti più di una volta alla settimana.

La pirateria è in calo

Sul fronte digitale, come noto, per anni la pirateria ha giocato un ruolo rilevante. La ricerca conferma un deciso calo anche se su alcuni segmenti, come lo stream ripping, ovvero il download illegale di brani con specifiche app dalle piattaforme o l’utilizzo di app di messaggistica rimane ancora un’area di rischio.

Conclusioni

Da questi dati, riflettendo sul futuro, che cosa possiamo immaginarci?

Un primo aspetto riguarda le generazioni. Ogni trasformazione del settore musicale è stata accompagnata dall’innovazione adottata dai giovani. I boomer con MTV, i millennials con lo streaming ed ora la generazione Z che ci porterà nel web3.

La predisposizione delle ultime generazioni a miscelare musica e gamification sarà probabilmente la nuova fase di disruption che accompagnerà il settore modificando ulteriormente i paradigmi che hanno visto guidare i profondi cambiamenti degli ultimi anni. Ogni innovazione introdotta si è affermata con maggiore rapidità di quella precedente e l’onda web3 sarà sicuramente ancora più veloce. Per l’industria musicale si tratta di una nuova imponente sfida sia dal punto di vista dei modelli di business, sia sul fronte creativo.

L’industria musicale nel 2030 sarà molto probabilmente ancora diversa da quella uscita dalla rivoluzione dello streaming e lo stesso accadrà al mondo artistico.